Emergenza caldo: calo del latte fino al 20% e suini a dieta

Seppur costoso, il raffrescamento migliora il benessere degli animali.

Emergenza caldo: calo del latte fino al 20% e suini a dieta
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Emergenza caldo: calo del latte fino al 20% e suini a dieta. Il raffrescamento migliora il benessere animale.

Emergenza caldo: cala la produzione di latte

È stata una delle primavere più anomale in termini di precipitazioni degli ultimi anni e ora, secondo quanto rilevato da Coldiretti, il 2018 si sta confermando una delle annate più calde dal 1800, da quando sono iniziate le rilevazioni, con temperature superiori di 1,40 gradi rispetto alla media storica. Le temperature elevate stanno colpendo gli animali da reddito, che producono meno. Con lo stress da caldo le bovine stanno producendo anche il 15-20% di latte in meno rispetto ai periodi normali, nota Coldiretti Mantova, con punte fino al 35 per cento.

Suini a "dieta"

Anche i suini registrano un rallentamento nelle fasi di ingrasso, che porta a una perdita di circa 15 euro per animale. È quanto afferma Claudio Veronesi, allevatore di Sustinente, che parla di una perdita di “circa 15 euro per animale. I maiali che fino a 10-15 giorni fa consegnavamo ai macelli con un peso di 172-174 chilogrammi oggi pesano 163-164 chili, che si traduce in un danno economico e gli allevatori hanno dovuto ridurre le razioni alimentari tra il 20% e il 40%, perché i suini non si alimentano”.

Metodi per contrastare il caldo

Esistono tuttavia degli accorgimenti per contrastare gli effetti del caldo e migliorare il benessere dei capi. Veronesi ha costruito una scrofaia hi-tech a Sustinente, dotata di sistemi di coibentazione del tetto e dei muri, abbinata a tecnologie di raffrescamento alle finestre. “I costi sono lievitati rispetto a una stalla convenzionale di circa il 20% - osserva – ma è un investimento remunerativo, perché d’estate consente di avere una temperatura inferiore di 3-4 gradi e d’inverno permette di creare una barriera efficace contro il freddo”.

Anche nel latte le temperature torride stanno creando problemi di produzione, con cali sensibili. Tuttavia, chi ha investito in sistemi di raffrescamento sta riducendo il danno sia in chiave meramente produttiva che in termini di minore stress per l’animale in stalla. Accorgimenti che, però, comportano un aggravio di costi di energia elettrica e acqua per permettere ai bovini di resistere alla morsa del caldo. Per le vacche – sottolinea Coldiretti Mantova – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, limite oltre al quale gli animali mangiano poco, bevono molto (anche fino a 140 litri di acqua contro i 70 dei periodi più freschi) e producono meno latte.

A San Martino dall’Argine, nell’azienda di Narciso e Guglielmo Belletti di Bozzolo, allevatori con 175 ettari e 750 capi, la scorsa primavera sono state installate 40 doccette refrigeranti e 10 nuove pale per la ventilazione che prevede, accanto all’impiego di pale, anche un sistema di aspirazione dell’aria interna alla stalle, che viene sostituita con aria più fresca dall’esterno, con vantaggi sulla temperatura che per l’abbattimento dell’azoto. “Ogni 15 minuti si ferma la ventilazione e partono le doccette – afferma Guglielmo Belletti -. La spesa è stata di 40mila euro, ma ora la temperatura in stalla si mantiene omogenea. Il calo di produzione è stato del 6-7%, ma sappiamo di stalle che hanno perso anche il 20-25% del latte. Grazie al nuovo sistema adottato riusciti ad arginare il calo di fertilità, che è un altro problema causato dal caldo”.

Ha potenziato quest’anno il sistema di ventilazione in stalla e nell’area prima della mungitura Carlo Mori, allevatore di Borgo Virgilio con una stalla di 450 bovine. “Abbiamo scelto le tecnologie israeliane, alternando agli elicotteri, che hanno dimensioni della pala più elevata, anche ventole più piccole, che spingono l’aria sul dorso degli animali quando si trovano in corsia di alimentazione, alleviando il caldo e incentivandoli così a nutrirsi. Ogni sei minuti di ventilazione forzata parte per un minuto l’acqua nebulizzata – racconta Mori -. In questo modo il calo produttivo è stato di appena il 5% ed è migliorato, rispetto al passato, il pregnancy rate, che calcola la percentuale di gravidanze”. La spesa per ammodernare l’impianto di raffrescamento è stata di circa 50mila euro e il consumo energetico è contenuto, anche se maggiore rispetto all’inverno. “Il benessere animale è migliorato molto ed è per noi importantissimo”, conclude Mori.

Michele Bandioli, allevatore di Piubega con 1.150 capi in stalla e 63mila quintali destinati ogni anno alla cooperativa San Lazzaro di Ceresara per la produzione di Grana Padano, ha fatto installare nella nuova stalla, inaugurata a marzo, 48 ventilatori che spostano l’aria alla velocità di tre metri al secondo e altre ventole di fronte ai robot di mungitura che spostano l’aria a 5 metri al secondo. “Il protocollo di raffrescamento si basa sulle tecnologie israeliane – precisa Bandioli – e l’investimento ha superato i 100mila euro, ma la differenza rispetto a una stalla con sistemi di ventilazione meno sofisticati è stato un calo produttivo del 3-4% contro il 20 per cento”.

Ventole e doccette nella stalla di Palidano fin dal 2005 per Lorenzo Donà, 32 anni, allevatore con una stalla di 340 capi. “Abbiamo potenziato il sistema nel 2009 – ricorda – ma ci siamo accorti che il clima è cambiato: 10 anni fa il caldo non era così persistente, oggi gli animali accumulano stress perché l’ondata di calore dura per giorni e di notte non c’è sufficiente escursione termica. Il prossimo anno installeremo nuovi ventilatori, più efficienti e più attenti al risparmio energetico”.

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