Il "terrorista" dallo Yemen e quel permesso di soggiorno...VIDEO

Era stato segnalato come pericoloso, ma la Questura di Mantova gli ha rilasciato un permesso di soggiorno.

Il "terrorista" dallo Yemen e quel permesso di soggiorno...VIDEO
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Era stato segnalato come pericoloso, vicino agli ambienti islamici più estremisti e pericolosi. Questo quanto risulta nei confronti di Fathe Mahamad, il 23enne Yemenita residente nel mantovano che due giorni fa ha accoltellato al collo con una forbice un militare, fuori dalla stazione centrale di Milano.

Allerta emessa dalla Germania ma non ascoltata da Mantova

L'8 agosto 2019 il ministero dell'Interno ha girato alle questure l'allerta riferita a Fathe, emessa dalla polizia tedesca tempo prima. Fathe, infatti, nel 2017 era approdato in Italia ma prima di completare la propria richiesta di asilo aveva raggiunto la Germania, da dove è stato espulso proprio questa estate.

Il 23 agosto 2019 però la questura di Mantova ha firmato il permesso di rimanere in Italia per motivi umanitari, senza tener conto dell'allerta emessa nei confronti del 23enne. Il ministero dell'Interno aveva già comunicato che le autorità tedesche, in ambito di collaborazione internazionale, avevano segnalato che il cittadino yemenita che sarebbe stato indicato come persona con simpatie per lo Stato Islamico e che aveva partecipato a scontri armati in Yemen.

In Germania vendeva abiti e faceva lo spacciatore

Secondo quanto scoperto Fathe, nel periodo trascorso tra Francoforte e Monaco, si procurava da vivere inizialmente vendendo abiti e, successivamente, spacciando - e assumento - khat, la così detta "droga dei poveri". Sarebbe proprio in questo arco temporale che il 23enne si sarebbe ritrovato a frequentare soggetti del radicalismo islamico, motivo che ha spinto la polizia tedesca a segnalarlo come pericoloso. Segnalazione che, a detta degli inquirenti milanesi, è apparsa "nebulosa".

Voleva essere ucciso

Come raccontato ieri, durante l'interrogatorio gestito dal pm incaricato del caso Albero Nobili lo yemenita ha dichiarato di aver aggredito nella speranza di essere ucciso subito dopo, per raggiungere il paradiso di Allah. Inoltre ha dichiarato di aver sentito delle voci che gli hanno fatto perdere la testa, motivo per cui, appena sveglio, ha fumato una canna e preso le forbici uscendo di casa. L'aggressore dichiara inoltre di non essere stato cosciente nel momento dell'aggressione, senza ricordarsi bene i dettagli di quanto successo.

Dai racconti del 23enne è emerso che lo yemenita sarebbe partito dallo Yemen, passato per l'Egitto e arrivato in Libia dove sarebbe stato imprigionato nelle carceri libiche arrivando poi a Tripoli. Qui avrebbe incontrato una Ong che lo avrebbe inserito nell'elenco dei migranti salvati dai corridoi umanitari che lo ha poi portato in Italia. Tutta questa storia è però ancora da chiarire e verificare, essendo lacunosa.

Video di guerra sul telefono

All'interno del cellulare di Fathe, controllato meticolosamente dagli inquirenti, sono stati ritrovati video di guerra e scontri civili nello Yemen. Il sospetto, ora, è che non si tratti più di un richiedente asilo che ha compiuto una follia, ma che Fathe possa essere «supporter dello Stato islamico» e un soldato che «ha partecipato a scontri armati in Yemen».
Ieri gli inquirenti avevano rassicurato sul fatto che non si trattasse di un atto rivendicato da alcun movimento terroristico ma ad oggi, dopo le recenti scoperte e sviluppi delle indagini, questa certezza non esiste più.

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