In scena "Nel mare ci sono i coccodrilli", un tuffo nel viaggio che nessuno vorrebbe di fare

Una performance teatrale per riflettere sul fenomeno delle migrazioni.

In scena "Nel mare ci sono i coccodrilli", un tuffo nel viaggio che nessuno vorrebbe di fare
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Nel mare ci sono i coccodrilli: una performance teatrale per riflettere sul fenomeno delle migrazioni.

Nel mare ci sono i coccodrilli

Derive Forzate, la rassegna di sensibilizzazione sul tema delle migrazioni promossa da Arci Mantova nell’ambito del progetto Sprar “Enea” di Mantova, continua anche a dicembre.

Martedì 3 dicembre 2019 alle 21.10 all’Arci Tom si terrà “Nel mare ci sono i coccodrilli”, una performance per voci, corpi e tessuti aerei liberamente ispirato dal libro di Fabio Geda, con Sara Mansi e Ivan Osini, la scrittura scenica e la voce di Enrica Provasi e le musiche di Fabrizio Paterlini.

La trama

Lo spettacolo, ad ingresso gratuito con tessera Arci 2019/2020, racconta il destino di emigrazione di un giovanissimo afgano, fuggito dal suo Paese e passato attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia sulla via verso l’Italia. La rassegna è l’occasione per conoscere il progetto di accoglienza Sprar “Enea” attraverso le parole e la conoscenza di alcuni beneficiari e degli operatori che saranno presenti durante l’evento.

Se nasci nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che anche se sei un bambino alto come una capra, qualcuno reclami la tua vita. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così un giorno lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e poi ti lascia. Solo. Da questo ha inizio la storia di
Enaiat Akbar e il viaggio che lo porterà attraverso quattro paesi, cercando un posto dove fermarsi e vivere come un bambino. Nel mare ci sono i coccodrilli è una performance per voci, corpi e tessuti aerei. Una storia dove la violenza sgorga piano dalle parole, senza retorica, senza pietismo, senza ipocrisia, nella lucida leggerezza di un bambino di otto anni che attraversa l’inferno.

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